Oblio! Vano, nell’or si strinse il petto,
mentr’ella pose labbra, e ardi’ nel core
lasciandomi sfiorar, pago d’amore
il fior di pelle sua, qual mio diletto;
e fuor tempi di riso e guardi, e fumi
e fuor tempi di sazietà al palato
colei meco trovo’ delizie al grato,
e del’ millesimato bacco a fiumi..
E quanto foco al tardo! Quanto ardire!
Quale carnale brama ‘n suo momento:
eppur io mi sentia com’un lamento,
ch’in grembo trattenea senz’altro dire..
E come alla tempesta spinge ‘l mare
com’a gridar la forza di volcano
esplose in me una furia d’uragano,
bench’io di strazio nulla ebbi a mostrare
Ma quando in letto ‘l buio erse muraglia
spirata ch’ella fu al sonno silente
potemmi liberar, disio furente:
girommi e scureggiai com’a mitraglia.
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1 comment:
Sono passati anni, io di tanto in tanto torno. Rileggerti, caro Olmo, è sempre parimenti divertente.
C.
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