L’olmo a cui tendevi
la generosa mano
s’inchina e soffia, piano,
‘l cantar che in tempo odevi,
ed in su’ gialla veste
ripone linfa e gloria
fugace la memoria
del tempo delle feste.
Oh germoglioso affanno,
oh trista mia novella,
qual dono di sorella,
gradito in chiusa d’anno
vibrasti in breve istante,
apristi l’ali al mondo,
leggiadro tu, e giocondo
fra l’astio d’altre piante
grazioso e pur minuto
posasti in son d’orchestra
a latere in finestra
il tuo ultimo saluto.
Ma in cor non v’e’ perdono
pel mio felino ingrato..
.. che forse avrà orinato
sul tronco del mio dono?
sarà latente arcano,
sarà foco d’inferno,
sarà mio dubbio eterno
da verità lontano..
L’olmo a cui tendevi
la generosa mano,
dinanzi al suo divano,
s’accinge ora a morir.
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2 comments:
Niuna felina coscia
posossi sull'olmo, desiato
niuna scusa amara
per codesto core, ingrato
AD MMVIII - La sorella del Bonsai pose
Da Natale alla befana.
Gliel'hai detto al tuo bonsai che le storie d'amore non si misurano dalla durata ma dall'intensità?
Forse gliel'ha detto il gatto pisciandoci sopra.
Un po' come avrebbe fatto un uomo insomma (o una donna).
Olmo anche lui?
Fantasiosi anzichenò.
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